Regione: Campania
Nel ridotto spazio agrario della Costa d'Amalfi il vigneto gioca un ruolo storicamente preminente.
La scarsità del terreno coltivabile, strappato alla roccia attraverso dissodamenti e terrazzamenti di grande ingegnosità, ha da sempre imposto uno sfruttamento intensivo del suolo, oltre a una severissima selezione delle colture. Da qui il primato dell'agrumeto e del "vigneto con frutti", con viti inizialmente appoggiate a sostegni vivi (mandorli e noci) poi affidate a lunghe pertiche e, infine, fatte crescere su pergolati appositamente costruiti con pali di castagno (puntili in verticale, travierzi e curreturi incrociati in orizzontale).
Si evitava così la monocoltura, consentendo la coltivazione orticola del terreno sottostante, che a sua volta assicurava la pressochè totale autosufficienza alimentare della famiglia contadina. Il superfluo era rappresentato proprio dal vino, buono per essere venduto per il reperimento dei mezzi integrativi di sostentamento. Questi crinali, che, con molte colline del buon vino, hanno il profilo sinuoso, i piedi immersi nell'acqua e il volto baciato dal sole, non potevano non essere generosi con quel loro grande spasimante, perdutamente innamorato, che è il vignaiuolo di queste parti.
Con la grande passione di costui dovette fare i conti - riferisce lo storico - lo stesso Carlo d'Angiò, quando fu costretto a bruciargli l'oggetto amato per poter riuscire a convincerlo a imbarcarsi sulle sue navi e a costituire finalmente il relativo equipaggio.
I vigneti coprirono i fianchi scoscesi della Costa, diventando uno degli elementi caratteristici del paesaggio agricolo, in specie nelle aree a mezza costa, tra i 200 e i 500 metri sul livello del mare. Qui sopravvivono vitigni nobili come i bianchi coda di volpe, bianca zita, San Nicola, ripoli, ginistrella e i rossi pere e' palummo, serpentaria, tintore, taralluzzo, tutti meritevoli di entrare ufficialmente nella produzione vinicola locale.
La Denominazione di Origine Controllata Costa d'Amalfi è stata riconosciuta nel 1995. Essa interessa il territorio di 13 comuni della provincia di Salerno, prevedendo come tipologie base un Bianco, un Rosso e un Rosato. All'interno della denominazione sono state poi individuate tre sottozone - Furore, Ravello e Tramonti - alle quali si applica un disciplinare più restrittivo.